CARLO URBANI |
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Castelplanio 19 ottobre 1956 - Bangkok 29 marzo 2003 |
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Medico e microbiologo, fu la prima persona a identificare e classificare la SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome, Sindrome Respiratoria Acuta Grave) o "polmonite atipica", la malattia al centro dell'epidemia esplosa tra il 2002 e il 2003, che provocò 774 vittime accertate, tra cui egli stesso. Fin da giovane Carlo Urbani fu attivo nelle opere di volontariato e collaborò con organizzazioni cattoliche quali Mani Tese e l'Unitalsi. Da ragazzo partecipò assiduamente ai campi di lavoro di Mani Tese, si impegnò nella raccolta dei farmaci da inviare in Africa e organizzò campi estivi per i ragazzi portatori di handicap dell'Istituto Santo Stefano di Porto Potenza Picena. Formò inoltre un gruppo di ragazzi che settimanalmente si riunivano per affrontare discussioni su tematiche riguardanti i paesi del Terzo mondo. |
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Si laureò in
Medicina nel 1981 presso l'Università di Ancona e conseguì la
specializzazione in malattie infettive e tropicali presso
l'Università di Messina. Successivamente si qualificò in un master
di parassitologia tropicale. Lavorò nell'Istituto di malattie
infettive di Ancona fino al 1985 e dal 1986 al 1989 ha diretto il
proprio ambulatorio di Castelplanio. Nel 1993 divenne consulente
dell'Organizzazione mondiale della sanità. |
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Subito dopo
l'ingresso in Medici senza frontiere il medico Urbani
ricevette il suo primo incarico: il controllo delle malattie
endemiche parassitarie come la schistosomiasi in Cambogia.
Il medico era costantemente impegnato nei suoi "viaggi sul
terreno", come vengono definiti nel gergo di Medici senza
frontiere. Carlo Urbani insegnava alle popolazioni locali
come curare le infezioni ed evitare di contrarre malattie
parassitarie. La minaccia di attacchi da parte dei Khmer
rossi lo costrinse a muoversi tra i vari villaggi con la
scorta, ma tale situazione di pericolo non lo fece desistere
dalla sua missione. |
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Il medico, a differenza del resto dello staff presente, capì di trovarsi di fronte a una nuova malattia e che la situazione era critica. Lanciò dunque l'allarme al governo e all'Organizzazione mondiale della sanità, riuscendo a convincere le autorità locali ad adottare misure di quarantena. L'11 marzo 2003, tuttavia, durante un volo da Hanoi a Bangkok, Urbani iniziò a sentirsi febbricitante scoprendo così di avere contratto il morbo: all'atterraggio chiese quindi di essere immediatamente ricoverato e messo in quarantena. Fino alla fine si dimostrò sempre dedito alla salute altrui: ai medici accorsi dalla Germania e dall'Australia disse di prelevare i tessuti dei suoi polmoni, per analizzarli e utilizzarli per la ricerca. Morì il 29 marzo seguente, dopo diciannove giorni di isolamento, lasciando la moglie Giuliana Chiorrini e i tre figli: Tommaso, Luca e Maddalena, quest'ultima morta a seguito di un'overdose a Roma il 27 marzo 2021 all'età di vent'anni. Grazie alla prontezza di Urbani, lui e altri quattro operatori sanitari furono gli unici decessi per SARS osservati in tutto il Vietnam, che fu il primo paese del sud est-asiatico a dichiarare che la SARS era stata debellata. L'intervento immediato e mirato di Urbani permise di salvare migliaia di vite. Secondo l'OMS il metodo anti-pandemie da lui realizzato nel 2003 rappresenta, ancora oggi, un protocollo internazionale per combattere questo tipo di malattie. |
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