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EREMO DEI FRATI BIANCHI |
Testo e fotografie |
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LOCALITA' | ALTA VALLE DEL POTENZA |
AN |
Regione Marche Ass.Turismo | |||
TEMPO DI PERCORRENZA | 15 MINUTI A PIEDI (SOLO ANDATA) |
E |
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SEGNALETICA | SENTIERO GUIDATO | |||||
GRADO DI DIFFICOLTA' | ESCURSIONISTICO |
COME ARRIVARE |
Si prende a Falconara Marittima la Superstrada 76 Jesi -Roma e si esce ad Apiro - Mergo; si prosegue per Apiro e dopo 2 km, in contrada Esinante, si imbocca a sinistra una strada sterrata, in corrispondenza di un cartello con le indicazioni per raggiungere l'eremo. Si parcheggia nei pressi di una sbarra e si prosegue a piedi seguendo il corso del Fosso del Corvo, fino ad arrivare al convento. |
DESCRIZIONE |
II complesso,
abbandonato dai monaci Coronesi nel 1927 ed ora in completa rovina,
sorge tra Cupramontana e Poggio Cupro in una piccola valle ricca di
vegetazione, tutelata come area floristica protetta (sono 140 le
specie presenti, di cui alcune rare) e attraversata da un ruscello
detto Fosso del Corvo (da cui Valle dei Corvi). La struttura
architettonica è articolata in numerosi ambienti, molti dei quali
scavati nella pietra arenaria: particolarmente degni di nota sono il
raccolto chiostro con un'antica meridiana, la cantina con un torchio
provvisto di un originale sistema di pigiatura, il lavatoio dotato
di sei vasche, il vecchio mulino, la foresteria, la sala capitolare,
l'elegante biblioteca nel cui soffitto dipinto è raffigurata la rosa
dei venti e le due piccole chiese decorate con stucchi e pitture
murali interamente scavate nella parete rocciosa. |
PER SAPERNE DI PIU' |
Gli Annali Camaldolesi e la presenza di una fonte recante il suo nome, indicano in San Romualdo il fondatore delle prime celle scavate nella roccia. Da fonti documentarie si apprende che nel 1294 Giuntolo da Poggio Cupro donò la parete tufacea all'eremita Giovanni Maris che già da anni vi abitava al riparo di una grotta alta 10 m da terra. A lui successe, fino al 1320 e senza mai uscire dal suo romitorio, l'eremita Matteo Sabbatini che assistette il suo predecessore negli ultimi anni della sua esistenza. In seguito, dal 1420 al 1466, le grotte costituirono un sicuro rifugio per i fraticelli, francescani spirituali, perseguitati perché considerati eretici. Nel 1509 il sito entrò in possesso del Beato Antonio da Recanati al quale si deve l'edificazione di una chiesetta nel cui altare venne collocata una pregevole terracotta invetriata della bottega dei Della Robbia (oggi esposta nell'atrio del Palazzo della Signoria a Tesi). Fu il Beato Antonio a donare il luogo al Capitolo Generale dell'Ordine Camaldolese al quale apparteneva il Beato Paolo Giustiniani, nobile veneziano che, desideroso di ripristinare l'antico rigore eremitico, giunto alle grotte, vi soggiornò a lungo e, dopo aver fondato la compagnia di San Romualdo (che alla sua morte cambiò nome in quello di Eremiti Coronesi dal complesso eremitico sul Monte Corona), vi stabilì l'eremo principale. Da allora gli eremiti delle Grotte, meglio conosciuti dalla gente del posto come Frati Bianchi (dal colore del saio, diverso da quello dei Frati Neri del vicino Convento di San Giacomo della Romita), resero il convento una vera oasi di spiritualità fino a quando le soppressioni avvenute con l'Unità d'Italia e l'incuria degli uomini, provocarono le profonde ferite che ancor oggi attendono di essere rimarginate. |