FIORENZUOLA

Un viaggio attraverso i luoghi che caratterizzano la nostra regione.

 

Le città, la cultura, l'arte e la cucina del territorio.

Altitudine di Casteldimezzo: 197 m. s.l.m.

Altitudine di Fiorenzuola di Focara: 177 m. s.l.m.

   

Testo e Fotografie: Regione Marche Assessorato al Turismo

 

 

Vento forte e mare mosso dovevano caratterizzare questi piccoli paesi che distano pochi chilometri da Pesare, abbarbicati su una rupe scoscesa che strapiomba sul mare, in un tratto in cui occorrevano "voti e preghiere" per salvarsi dai fortunali. Questi antichi borghi, insieme alla vicina splendida Gradara cinta da una possente cerchia di mura e a Granarola, rappresentano i quattro castelli costruiti tra il X ed il XIII secolo con lo scopo di costituire un organico sistema difensivo per il controllo del valico della Siligata, importante per la difesa di Pesare, bella città costiera spesso premiata con la Bandiera Blu Europea. Un tempo chiamata Gaiola, Galliola e Gazoleto, Casteldimezzo assunse dal XIV secolo l'attuale denominazione, indicante una collocazione intermedia tra Gabicce e Fiorenzuola. Grazie alla sua posizione facilmente difendibile e alla presenza del vicino porto di Vallugola, il castello fu utilizzato come dimora per "rusticale sollievo" dagli Arcivescovi di Ravenna. Passata ai Malatesta nel 1356, divenne poi proprietà degli Sforza e dei Della Rovere.

 

Oggi delle antiche mura medievali rimangono solo poche tracce. All'interno della Chiesa dei Santi Apollinare e Cristoforo, risalente al Mille ma ricostruita (la dedicazione indica le lontane origini ravennati), è custodito un Crocifisso quattrocentesco attribuito ai veneziani Antonio Bonvesin e Jacobello del Fiore, ritrovato in riva al mare dentro una grande cassa di legno. Secondo la tradizione la scultura fu protagonista di un fatto miracoloso: correva l'anno 1517 quando ben 7000 stranieri "oltramontani", al soldo di Lorenzo di Piero de Medici, sconfitti da Francesco Maria I Della Rovere, si avvicinarono minacciosamente alle mura di Castrum Medi, ma il temuto e prevedibile saccheggio della cittadina non avvenne per merito della grazia concessa dal Crocifisso "venuto dal mare" alla popolazione terrorizzata. Curiose sono anche le notizie relative al ritrovamento del prezioso manufatto: gli abitanti di Casteldimezzo e quelli della vicina Fiorenzuola, avendo avvistato una cassa adagiata sulla costa ai piedi del promontorio e volendo impadronirsi del suo contenuto, finirono per azzuffarsi finché i buoi a cui era attaccato il carico, stanchi del prolungato litigio, decisero di avviarsi lungo la strada per Casteldimezzo lasciando i vicini con un palmo di naso.

 

 

Procedendo lungo la strada Panoramica i cui dolci tornanti seguono le morbide volute della collina e della linea costiera che strapiomba nel mare Adriatico, in uno splendido contesto ambientale tutelato dal Parco Naturale Regionale del Monte San Sanalo, si supera il pittoresco "Picco del Diavolo" aggettante sul vuoto e si giunge in breve a Fiorenzuola di Focara, l'antico Castrum Florentii che, oggetto di aspre contese tra la Chiesa di Ravenna e quella di Pesare, finì per passare definitivamente, nel XIII secolo, al Comune di Pesare. Del castello, più volte rovinato dai terremoti, restano solo la porta d'accesso, parte della cinta muraria, la torre campanaria e le rovine della Chiesa di Sant'Andrea (il campanile e la canonica). Superata la porta, le strette strade del borgo percorrono semicerchi concentrici che conducono sul vuoto della falesia per poi salire verso la vecchia chiesa. Delle antiche case medievali, molte sono arrivate ai giorni nostri, ma altrettante sono state inghiottite dal mare, che in basso continua ad erodere la rupe. Il borgo, denominato originariamente solo Fiorenzuola, assunse nel 1889 la denominazione di "Focara", toponimo forse dovuto ai fuochi che si accendevano per aiutare i naviganti a identificare la posizione del promontorio, noto per i venti contrari fin dall'antichità, oppure per la presenza di "fornacelle" in cui si cuocevano laterizi e terrecotte.

 

PAESAGGI COLLINARI "VERSO" IL MARE

NOVILARA e CANDELARA (PESARO)

Baldassarre Castiglione, autore de il Cortegiano e Signore del Castello di Novilara, definì la zona dove sorgeva il suo castello con queste parole: "bonis-sìmo aere, bonissima vista da terra e da mare...fruttìfero al possibile". Imboccata a Pesare la Strada dei Colli e superato lo storico borgo di Trebbiantico, si raggiunge in breve Novilara dove, passeggiando lungo le mura, si può ammirare ancor oggi l'ampio panorama (un tempo ricco di selve e di acque) che incantò il letterato. La difesa del luogo era garantita dalla posizione strategica sull'alto di una collina, ottimale per l'avvistamento di qual-siasi imbarcazione che dal mare volesse risalire il Fosso Sejore il cui approdo, ora interamente interrato, era praticabile dai navigli fino ai piedi del paese. La fama del borgo è legata ai significativi reperti della cosiddetta "civiltà novila-rese" (Vili — VI sec. a. C.) rinvenuti in una necropoli picena ed ora esposti nel Museo Oliverìano di Pesare. Nei pressi, alta su un colle e racchiusa dalle mura, sorge Candelara, nel cui castello si rifugiò nel 1176 l'imperatore Federico Barbarossa dopo la sconfitta di Legnano; successivamente la sua storia è legata ai Malatesta.

 

 

Di grande interesse è tutto l'insieme del sistema difensivo (porta, mura, bocche da fuoco) e in particolare le case-mura a sinistra della porta d'accesso, comprendenti anche un forno e un orologio con l'antico meccanismo. Da vedere la piccola Chiesa di S. Giovanni, la secolare Pieve e la gotica Chiesa di Santa Maria dell'Arzilla.

 
MONDOLFO e MAROTTA

Lo storico borgo collinare di Mondolfo con la sua prosecuzione nella località costiera di Marotta, rappresenta un tipico esempio di "due città in una", segno della fusione di due culture, della terra e del mare. Pittoresco belvedere sul mare, l'antico borgo conserva la monumentale Chiesa di Sant'Agostino con il chiostro, la romanica Chiesa di San Gervasio e il Santuario della Madonna delle Grotte immerso nel verde della pineta. Nel rinomato centro balneare di Maretta è ancora vivo l'attaccamento alle tradizioni locali legate alla vita marinara, come nel caso della pesca con la "tratta", ancora praticata con dedizione e orgoglio.

 

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