MONTEGIORGIO


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Montegiorgio è un centro di origine preistorica, e fiorente durante il medioevo. Intorno all'anno 1000 vi si stabilirono i monaci farfensi e il luogo fu fortificato con muri di cinta e successivamente si eresse a comune. Si legò con la vicina Fermo seguendone le alterne alleanze tra Stato della Chiesa ed Impero. Alla metà del Duecento vi si insediarono i francescani e quindi gli eremitani di sant'Agostino. Fu fondato il monastero delle clarisse, al quale risultava annesso un ospedale che fu arricchito da una donazione da parte di Giacomo S. Diotallevi nel 1320. Nel 1357, nel documento noto come Costitutiones aegidianae era ritenuto di pari importanza a Pesaro e Macerata tra le proprietà della Stato della Chiesa. Il comune partecipò alle lotte che si svolsero nelle Marche tra i Visconti ed il Papato. Il nome di terra Montis Georgei compare per la prima volta in un documento ufficiale del 1433. Nel 1816 Montegiorgio venne assegnato alla delegazione apostolica di Macerata. Papa Pio VII con la riforma dello Stato Pontificio, assegnò Montegiorgio alla delegazione apostolica di Fermo. Fu annessa al Regno d'Italia nel 1860.

 
 
TEATRO ALALEONA
 

 

Sono settanta i teatri storici nelle Marche; sedici di questi si trovano nel Piceno. Il teatro di Montegiorgio, dedicato all’insigne musicista Domenica Alaleona, è annoverato fra questi gioielli di diverse dimensioni, quasi tutti realizzati secondo i canoni stilistici neoclassici, che ne caratterizzano la tipica e confortevole eleganza. Che Montegiorgio possa vantare un teatro storico non è frutto del caso. L’inclinazione alla rappresentazione scenica è sempre stata una tendenza naturale della gente montegiorgese, testimoniata dai secoli passati. Già dal Settecento il gusto di dare uno specchio alla società del tempo con la metafora scenica è documentata dall’esistenza di teatrini presso abitazioni private.

 

Fu nel 1770 che venne inaugurato un teatro, realizzato in un salone del primo piano del vecchio palazzo comunale, interamente costruito in legno, con tre ordini di palchi e quaranta posti per gli spettatori in platea. La struttura, rispondendo a un desiderio popolare, fu molto utilizzata. Non trascorsero molte decine d’anni che infatti andò in il deperimento. Il numero limitatissimo di posti e la difficoltà di eseguire opere di restauro, suggerirono nel 1869 un’idea risolutiva. L’architetto locale Giuseppe Sabbatini venne così incaricato di realizzare un progetto per un nuovo teatro, che doveva occupare l’intera superficie del vecchio palazzo comunale.

 

Nel 1884 i lavori in muratura, ad esclusione della facciata di nord-ovest che non fu mai completata, si potevano dire terminati. Le decorazioni, gli arredi e le pitture furono ultimati nel 1889, quando si procedette con il collaudo. Due anni più tardi, nel giorno inaugurale la struttura venne ufficialmente denominata Teatro dell’Aquila e per mandare alla memoria l’evento venne rappresentata l’opera “Maria di Rohan”, una composizione del musicista bergamasco Gaetano Donizetti la cui prima era stata allestita nel 1843 alla Fenice di Venezia.

 

 

 

L’opera, nell’occasione montegiorgese, venne interpretata da Maria Tassinari, soprano famosissima, con la direzione di Goffredo Sacconi. Il bisogno di alcuni lavori sussidiari, come il consolidamento delle murature e le misure antincendio, costrinsero ben presto a tenere chiuso il teatro fino al 1903 quando, completato l’impianto elettrico, venne nuovamente inaugurato con “La favorita”, un’altra opera di Donizetti. Il Teatro dell’Aquila rimase tale sino al 1914, quando venne presa la decisione di ribattezzarlo in Teatro Verdi, onorando la figura del musicista di Busseto. I lavori di adattamento della struttura sono stati tuttavia ininterrotti sino ai nostri giorni: dalla sostituzione delle poltrone all’intervento all’impianto di riscaldamento, all’uso del locale come sala cinematografica sino al rifacimento del tetto. I continui miglioramenti hanno definito il Teatro nella sua forma odierna. 50 i palchi oltre a ordini di loggione, 138 poltrone in platea per una capienza di 300 posti. L’intitolazione a Domenica Alaleona venne data nel 1945.

 

Era l’8 settembre e Montegiorgio nel suo Teatro ospitava nientemeno che Beniamino Gigli, il tenore recanatese che per fama internazionale fu secondo solo a Enrico Caruso. Gigli si esibiva quel giorno in alcune arie delle opere “Il Rigoletto” e il “Il barbiere di Siviglia”, con la direzione d’orchestra del maestro montegiorgese Mario Marcantoni e la partecipazione di Luciano Neroni, cantante lirico di Ripatransone tra i più noti a livello internazionale. Da 63 anni, dunque, il teatro montegiorgese è noto come Teatro Alaleona. Se la storia forse non ha riservato al musicista i giusti riconoscimenti, Montegiorgio mantiene vivo così il ricordo di uno dei suoi cittadini più illustri. Nell’atrio del Teatro è apposta una sua lapide commemorativa. In suo onore viene organizzata una stagione di concerti. L’Amministrazione Comunale attuale ha anche patrocinato una pubblicazione sulla storia del Teatro e dell’artista montegiorgese.

 

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