GROTTA DEI FRATI NELLA VALLE DEL FIASTRONE

Testo e fotografie

  LOCALITA'   MONTI SIBILLINI

MC

Regione Marche Ass.Turismo
  TEMPO DI PERCORRENZA   30 MINUTI A PIEDI (SOLO ANDATA)

E

 
  SEGNALETICA   ASSENTE  
  GRADO DI DIFFICOLTA'   ESCURSIONISTICO  

 

COME ARRIVARE

 

La grotta è raggiungibile partendo o da Monastero, o dalla Piastra, o dalla Villa di Montalto (comune di Cessapalombo). H percorso più breve è quello che da Pian di Reca (lungo la S.S. 78 nei pressi di Sarnano, raggiungibile tramite la superstrada n. 77 che parte da Civitanova Marche) conduce a Villa di Montalto: si imbocca la deviazione per Caldarola e Tolentino (S.S. 502), si prosegue verso Caldarola e, dopo 5,5 km, si prende la deviazione a sinistra per Cessapalombo che si supera e, in circa 10 km, si raggiungono Montalto e la sottostante Villa.

 

A Villa di Montalto ci si inoltra per la via che si incontra, a sinistra, di fianco alla chiesa; si prosegue fino a superare il Rio Vallone e si imbocca a sinistra una carrareccia  che procede salendo tra campi e boschi con direzione  sud; poco oltre, deviando verso destra, la strada scende fino ad una piazzola dove si parcheggia. Da qui a piedi si prende il sentiero che si inoltra nella lecceta e, senza considerare le deviazioni a destra e a sinistra, dapprima si sale e poi si scende leggermente; usciti dal bosco, si raggiunge un belvedere e poi si arriva alla grotta.


DESCRIZIONE

 
 

In un ambiente naturale di rara bellezza, caratterizzato dallo spettacolo dei calanchi rosati delle Lame Rosse e dall'aspra Forra del Piastrone, sorgono i suggestivi resti dell'antico romitorio. Come si può dedurre dagli scavi effettuati negli anni Settanta, esso era costituito da una chiesuola ipogea e da un convento antistante l'imbocco della grotta, come dimostrano, ben visibili sulla parete rocciosa, il canalino scavato orizzontalmente e gli incavi che segnano il livello del tetto e gli incassi per le travi. Il piano terra era costituito da cellette non molto alte, con volte a botte, collegate da un corridoio; delle scalette permettevano di salire al piano superiore. Entrando nella cavità si accede ad un atrio ampio 9 m per 9 e alto circa 5 m, sul cui fondo si erge una cappellina ipogea costruita in pietra sponga, un travertino poroso di' cui è ricca la zona.

 

A sinistra l'ambiente è delimitato da un muro curvo che si ricongiunge alla chiesuola simulando una navata irregolare, con la cappellina in funzione di abside. La semplice edicola presenta una facciata cuspidata con un arco ogivale ed è decorata da una nicchietta trilobata e da una cornice modanata sulla cuspide; all'interno ha una volta costolonata e una pavimentazione in mattoni. Nel lato sinistro della grotta è stata scavata una cisterna per raccogliere le infiltrazioni d'acqua della parete rocciosa. A destra della grotta principale si affianca un'altra piccola cavità, ora chiusa da un cancello, nel cui fondo una vaschetta in muratura raccoglieva l'acqua di una sorgente. A sinistra, raggiungibili con un sentiero piuttosto esposto, si sviluppano alla base della parete altri ripari sottoroccia utilizzati dai partigiani nel corso del secondo conflitto mondiale.

PER SAPERNE DI PIU'

 
 

Nato forse come eremo benedettino, il sito è citato nel 1256 come luogo di S. Egidio dell'eremita, monaco eremita e abate francese. Documenti antichi citano tuttavia la presenza di "frati Minori" già nella prima metà del secolo XIII: ciò significa che i francescani utilizzarono questa grotta fin dall'alba del loro ordine. Tra la fine del XIV secolo e l'inizio del XIV, lo speco offrì ricetto ai francescani Spirituali o Clareni (da Angelo Clareno), meglio noti come Fraticelli che, contrari al malcostume dilagante nella Chiesa, iuro-no perseguitati come eretici. Fu allora, probabilmente, che il luogo assunse il nome di "grotta di S. Maria Maddalena", la santa che si distinse per una vita di privazioni nel deserto. Con il riassorbimento dei Clareni nell'ordine regolare, nel XIV secolo la Grotta passò ai Minori Osservanti del vicino Convento di Golfano. In seguito i Frati Cappuccini tentarono di occupare il luogo tramite la loro protettrice Caterina Cybo, nipote di Clemente VII, e sposa del Duca di Camerino Giovanni Maria Da Varano. Si legge in una sua petizione al Papa: ".../ quali frati da molto tempo non conducono più vita eremitica, non osservano in nessun punto la regola di San Francesco, menano vita dissoluta con scandalo delle popolazioni vicine.

 

Avendo avuta notizia della scarsezza del bene da essi operato e che da qualche tempo hanno posto mano alla costruzione di un nuovo monastero presso la Grotta con l'intento di abbandonarla... desidera che i detti frati che sono in numero di quattro o sei al massimo, siano rimossi dal detto luogo e al loro posto vengano collocati alcuni religiosi dello stesso ordine di San Francesco, fra Ludovico e fra Raffaele da Fossombrone, fratelli germani... ". I fratelli Tenaglia non subentrarono nella grotta e i frati vi rimasero fino alle soppressioni di Innocenzo X nel 1653; seguì l'abbandono del luogo che interessò anche il convento di cui si parla nella lettera, identifìcabile nell'edificio i cui resti si ritrovano più in basso, tra il fitto del bosco, vicino alla sorgente che sgorga al di sotto della grotta. Durante l'ultimo conflitto mondiale questi monti forano un rifugio per le bande di partigiani: in particolare si ricorda un tragico scontro (12 e 13 maggio 1944) tra contingenti di Alpanjager tedeschi aiutati dalla milizia fascista e i partigiani del "Gruppo Bande Nicolo" che respinsero l'attacco.

 

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