AMANDOLA


Testi e fotografie: Vikipedia  •  Comune di Amandola 

www.comune.amandola.fm.it    
 

 

Amandola è un comune italiano di 3 401 abitanti della provincia di Fermo nelle Marche.
Ha ricevuto la Bandiera arancione dal Touring Club Italiano per le bellezze storico-culturali e per il significativo paesaggio che la caratterizzano.

 

Amandola poggia sopra tre colli dell'alta valle del Tenna che prendono i nomi dai castelli che vi erano presenti fin da prima la sua nascita: Agello, Leone e Marrubbione. Il più alto ed abitato è Castel Leone e raggiunge un'altezza di circa 550 m s.l.m.
La città è situata sulla destra del torrente Bora (o Callugo) e a sinistra del fiume Tenna, che la separa dalla zona industriale. Si trova a circa 10 km dalla vetta del monte Castelmanardo (1917 m s.l.m.), appartenente alla catena dei Monti Sibillini, la quale chiude il suo territorio ad ovest. Verso est si apre la valle del Tenna, dove il comune di Amandola arriva fino alle sponde del lago di San Ruffino; a nord e a sud mostra un territorio caratterizzato da elevate e boscose colline e valli solcate da numerosi torrenti.
Il suo territorio è il terzo più vasto della provincia di Fermo dopo la stessa Fermo e il vicino comune di Montefortino, in esso sono presenti 48 frazioni
.

 
 

La cittadina nacque nel 1248 dall'unione dei tre castelli di Agello, Leone e Marrubbione, i quali sorti da tempo, si eressero a libero comune.
Il nome che per tradizione si vuole derivi da un "mandorlo", chiamato in dialetto fermano la mannola, ad indicare sia il frutto che l'albero, il quale veniva ammirato nella zona, sembra anche significare emblematicamente la posizione panoramica sul rilievo collinare che occupa, con lo scenario dei Monti Sibillini alle sue spalle, ad ovest.
Nel 1249, dall'unione dei castelli di Agello, Castel Leone e Marrubbione, si costituì il Comune di Amandola.

 

 

 

Piazza Risorgimento

 

Avuti gli Statuti nel 1265 edificò una cinta muraria perimetrale di 2230 metri con 5 porte: Agello, San Giacomo (l'unica ancora esistente, pur se rimaneggiata), Marrubbione, Sant'Antonio e Putei. Le piazze pubbliche erano tre: la Platea Animalium, usata per le fiere del bestiame, la Platea Magna, luogo dove si tenevano le assemblee popolari e i festeggiamenti, la Platea Vallelonga, antica piazza del mercato. Era reputata per la fiorente industria della tessitura tra medioevo e rinascimento. Fra i suoi signori, si ricorda Tra il XIV ed il XV secolo si succedono numerose famiglie e i Signori a dominare su Amandola: i Signori di Varano, il duca Francesco Sforza, Cesare Borgia conosciuto anche come Duca Valentino, Malatesta, Niccolò Piccinino, il condottiero Mostarda da Forlì (XIV-XV secolo). Alla fine del XVI secolo vennero stipulati importanti accordi tra Amandola e i comuni circostanti per la definizione dei confini.

 

 

Nel 1798 Amandola subì l'impatto delle forze napoleoniche e, a causa di un tentativo di resistenza, affrontò un saccheggio conclusosi con la profanazione del sarcofago del Beato Antonio. Solo nel 1800 terminò l'occupazione francese e venne ripristinato il governo pontificio. Durante la seconda guerra mondiale, nel marzo del 1944 le truppe tedesche ingaggiarono un breve conflitto con i partigiani il quale terminò con la fucilazione di 10 uomini, fra i quali Angelo Biondi che venne fucilato nella piazza principale. Nel settembre 1943, giunsero ad Amandola due famiglie di profughi ebrei jugoslavi (otto persone in tutto) in fuga verso il sud.

 

Chiesa di Sant'Agostino

 

 

 
 

Nonostante il pericolo, l'intero paese, guidato dal capostazione Giuseppe Brutti, si mobilitò in loro aiuto. Fu formata tra gli abitanti una commissione che si adoperò per dare gratuitamente ai profughi - che erano privi di tutto - alloggio, cibo e coperte e tutto quanto essi necessitassero. Quando un delatore rivelò la presenza di ebrei nel paese, essi furono trasferiti nella frazione di San Cristoforo, dove rimasero fino alla Liberazione. Per la loro azione, Giuseppe Brutti e la consorte Elvira Lucci Brutti sono stati insigniti dell'alta onorificenza di Giusti tra le nazioni dall'Istituto Yad Vashem a Gerusalemme. Dagli anni del Dopoguerra Amandola, ha avuto un notevole sviluppo demografico e commerciale, arrivando a toccare più di 6000 abitanti nel suo comprensorio. Poi però, nei decenni successivi, si è avuto un calo, arrivando ad oggi (2019) a 3569 abitanti.

 

La Chiesa di Sant'Agostino o santuario del Beato Antonio, è una delle costruzioni più significative della cittadina, risalente al XV secolo, caratterizzata da un portale in stile gotico di ispirazione veneziana, e da un campanile realizzato da P. Lombardo.

 

Abbazia di San Ruffino

 
 

L'Abbazia dei Santi Vincenzo e Anastasio, altro grande punto di riferimento per la vita religiosa ed economica della montagna amandolese. Come l'altra abbazia dei SS. Ruffino e Vitale, anch'essa è situata, infatti, fuori dal centro abitato, sulle pendici del Monte Amandola nei pressi del borgo rurale noto come "Casalicchio". Fondata prima del X secolo, il primo documento in cui se ne riscontra l'esistenza risale al 1044. Durante la dominazione longobarda godette della protezione dei nobili feudali e dignitari i quali fecero molte donazioni, la più cospicua della quali fu del 1074 ad opera di Liutprando, Re dei Longobardi.

 

Fino al 1830 l'abbazia, con tutti i suoi possedimenti e le chiese sotto la sua giurisdizione, fu retta da governi di abati che potevano esercitare sia un potere di tipo temporale che di tipo spirituale. A causa di alcuni lavori e dei vari terremoti che si sono succeduti nel corso dei secoli, della struttura originaria rimane solo l'ala destra, resti del chiostro e dell'abside. Quasi nulla rimane invece delle opere artistiche che l'arricchivano, si sa per certo che erano presenti una tela del Malpiedi raffigurante la Vergine con i Santi Vincenzo ed Anastasio (trafugata nel 1983) e un crocifisso ligneo del 1200 ora conservato nella città di Amandola.

 

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