MACERATA Parte Terza


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Chiesa di San Filippo Neri

   
     
 

 

Fin dal 1611 vennero a Macerata alcuni Padri Filippini che risiedettero presso varie Chiese; nel 1624, dopo due anni dalla canonizzazione del padre fondatore dell'Ordine Filippino san Filippo Neri, questi costruirono una chiesa posta alla metà del corso della Repubblica, la prima in tutto il mondo dedicata al santo. Dato il gran numero di fedeli che frequentava la chiesa, i Padri Filippini dopo vari ampliamenti decisero di costruirne una più grande e nuova a poca distanza, di fronte alla chiesa di San Giovanni. La prima pietra fu posta il 17 dicembre 1697 su disegno di Giovan Battista Contini. Nel 1799, con l'arrivo dei francesi, furono espulsi i Padri Filippini e la chiesa divenne residenza parrocchiale di Santa Maria della Porta; dopo due anni tutto tornò alla normalità. Nel 1810, con il ritorno di Napoleone, furono nuovamente espulsi i Padri e la chiesa chiusa al culto fino al 1820, quando, con l'intervento del vescovo Vincenzo Maria Strambi, i religiosi poterono tornare fino al 1847, anno in cui furono sostituiti dai Padri Barnabiti. Nel 1861, in seguito alle leggi del Governo italiano, i Padri Barnabiti furono espulsi e la chiesa nel 1866 fu ceduta alla Confraternita delle sacre stimmate di san Francesco, che ancora oggi si cura dell'edificio. Nel 1997, a seguito del terremoto che colpì le Marche e l'Umbria, l'edificio subì danni e fu chiuso per vario tempo. Da pochi anni è stata riaperta al pubblico a seguito di un restauro durato vari anni. La chiesa di San Filippo a Macerata e uno dei migliori esempi di edifici barocchi delle Marche.

 
   

Basilica di Santa Maria della Misericordia

     

La Basilica di Santa Maria della Misericordia è una chiesa dedicata alla Madonna della Misericordia di Macerata.
La chiesa primitiva sorse nel 1447 per voto della città di Macerata, al fine di far cessare la peste che imperversava nel territorio. Ricostruita nel 1497 in dimensioni maggiori, dopo pochi anni venne collocata all'interno la grande tela rappresentante la Madonna della Misericordia e i Santi Sebastiano, Rocco, Andrea e Giuliano, tela giunta fino a noi. Negli anni compresi tra il 1736 e il 1741 l'oratorio del 1497, versando in pessime condizioni, venne demolito e ricostruito su disegno del celebre architetto Luigi Vanvitelli, unitamente alla munificenza del patrizio maceratese Guarniero Marefoschi. Dell'opera pittorica, dietro indicazione dello stesso Vanvitelli, furono incaricati successivamente il pittore Francesco Mancini di Sant'Angelo in Vado ed il Cav. Sebastiano Conca, napoletano. Nel luglio 1799 il Santuario fu depredato dai soldati della Prima Repubblica francese.

 
 

 

Nel 1860, su iniziativa del Comune, il Tempio vanvitelliano venne ampliato con l'aggiunta di un ambulacro, su disegno dell'architetto Giovanni Montini. Nel 1893, portati a termine i lavori dell'ambulacro, l'architetto fermano Giuseppe Rossi arricchì la facciata settecentesca con gli eleganti portici curvilinei. Nel settembre-novembre 1946, con la celebrazione del V° Centenario dall'erezione del tempietto votivo del 1447, la Sacra Immagine venne traslata per tutta la Diocesi. Il 16 novembre 1952, in riconoscimento della sua plurisecolare devozione mariana legata alla Basilica, Macerata venne proclamata «Città di Maria». L'avvenimento è ricordato dal mosaico della Vergine sul prospetto del Palazzo Civico e da due lapidi che recano incise le parole CIVITAS MARIAE.
L’interno, per quanto sia di piccole dimensioni, è assai vario nella sua conformazione: l’ingresso voltato ci introduce infatti in un’aula rettangolare le cui pareti sono intervallate da lesene ioniche; una leggerissima trabeazione con foglie d’acanto, riprodotte sulla superficie bombata del fregio per mezzo di linee sottili, cinge l’intera sala. L’ambiente è impreziosito dalla presenza di materiali pregiati, quali il marmo rosa delle lesene o l’oro della trabeazione, e dalla presenza degli enormi ovali di Francesco Mancini. L’aula è altresì coperta da una volta a padiglione pregevolmente affrescata con effetti illusionistici dagli spunti emiliani, mentre ai lati due porte conducono ai corridoio perimetrali che circondano la chiesa. Un passaggio voltato introduce il fedele ad un angusto ma luminoso presbiterio quadrato, il cui cupolino è retto da quattro colonne corinzie di marmo bianco con strisce di nero.

 

Gli affreschi della volta rappresentano una mossa cornice dalla forma di un ottagono allungato, attraverso cui è possibile intravedere un'eterea e luminosa Assunzione della Vergine Maria, avvolta da morbide nuvole e affiancata da una gioiosa compagnia di angeli. Le figure che affollano la volta nel settore compreso tra la cornice delle lesene e lo sfondato rappresentante l'Assunzione, racchiuse entro nicchioni ornati da valve di conchiglia e festoni, come le bianche statue accovacciate in trompe-l'œil raggiungono esiti quasi michelangioleschi.

 

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