SAN LEO Parte Prima


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Il Palazzo dei Conti Nardini caratterizza la piazza centrale di San Leo. Si ritiene che il nucleo originario dell'edificio sia di origine duecentesca, ampliato e trasformato nelle epoche successive sino a conformarsi nell'attuale aspetto tardo rinascimentale, severo e senza ornati fatta eccezione per i quattro portali a tutto sesto, contornati da una ghiera lapidea a bugnato, secondo l'uso del luogo esemplato sul prototipo del Palazzo Mediceo. San Francesco fondò, inoltre, nel 1213, a due chilometri dal nucleo urbano, il convento di Sant'Igne, nel luogo in cui aveva passato la notte tra il 7 e l'8 maggio. Esso si compone di un elegante chiostro duecentesco retto da colonnine esagonali e di una chiesa trecentesca.

 

Nel 1226 Federico II di Svevia donò a Bonconte e Taddeo di Montefeltro la Contea di Urbino, dove si trasferirono nel 1234. Con il trasferimento dei Montefeltro ad Urbino, la Contea di San Leo si diede una forma amministrativa autonoma, con l'istituzione della Provincia Feretrana di cui la città fu capoluogo fino al 1816.

 

Il dominio dei conti di Montefeltro, famiglia celebre nelle armi, nel reggimento politico e nel mecenatismo, fu acremente contrastato dai Malatesta, dai Faggiolani, da Cesare Borgia. Con la morte di Guidobaldo (1508), la famiglia feltresca si estinse. Al ducato successe il nipote del predetto, Francesco Maria I Della Rovere buon guerriero e politico, notoriamente impulsivo e irruento. Alla morte di Papa Giulio II Della Rovere (1513), il successore Leone X de' Medici utilizzò, per investire del ducato il nipote Lorenzo de'Medici, un sanguinoso avvenimento, l'assassino del Cardinale Alidosi, commesso da Francesco Maria I a Ravenna, nel 1511.  Nel 1516 Lorenzo de'Medici si impadronì di San Leo dopo mesi di dure lotte. L'assedio di San Leo meritò la descrizione dei migliori storici e scrittori del tempo, primo fra tutti il Guicciardini che fu fra i comandanti delle truppe assalitrici. Più tardi (1557-8), il Vasari raffigurò l'assedio in un dipinto che, tuttora, è visibile nella sala di Leone X a Palazzo Vecchio in Firenze.

 
 

 

Alla morte di Lorenzo de' Medici (1519), Leone X concesse la Contea Feretrana, col capoluogo San Leo, alla Repubblica Fiorentina. Risale a quell'epoca il Palazzo Mediceo. Esso venne edificato tra il 1517 e il 1523, al fine di ospitare il Governatore di San Leo e del Montefeltro per conto della Repubblica Fiorentina. Veniva a coronarsi uno dei sogni dello Stato Fiorentino, quello di affacciarsi, con la sua estensione territoriale, sul versante adriatico dell'Italia centrale. Il Palazzo presenta un impianto tipicamente rinascimentale, organizzato intorno alle stanze di rappresentanza del piano terreno, riportate alla dimensioni originarie nel restauro conclusosi nel 1995. Il portale a tutto sesto è contornato da una ghiera in bugnato liscio, secondo l'uso toscano; le finestre sono incorniciate da profili mistilinei in arenaria locale. Lo stemma della Città di Firenze, con il Giglio, è scolpito in una pietra che reca la data del 1521; in facciata è collocato, inoltre, lo stemma di Papa Giulio II Della Rovere (all'esterno è visibile una copia dell'originale che è oggi nella sala del Teatro). 

 

Della Rovere, tra la fine del '500 e gli inizi del '600, ampliarono il Palazzo, aggiungendo la sala del Teatro, la quale presenta una copertura a volta impostata su peducci con l'emblema parlante della famiglia ligure (il caratteristico rovere dai rami intrecciati); in origine, essa era arredata da una gradinata lignea, da sipari mobili e macchine sceniche. A Francesco Maria II Della Rovere si deve anche la costruzione, risalente ai primi dei '600, del Palazzo Roveresco (oggi sede del Municipio), movimentata da un solido portale in bugnato e da finestre sormontate da articolati frontoni; nella sala maggiore è collocato un artistico camino in pietra. Alla morte di Francesco Maria II Della Rovere (1631), in mancanza di discendenti maschi, il ducato viene devoluto al dominio diretto della Chiesa, la quale lo tenne, con alterne vicende, fino al 1860, utilizzando la fortezza come prigione di stato e la città come sede di guarnigione.

 

 
CAGLIOSTRO
 
 

Innumerevoli biografie hanno cercato di fare chiarezza su questo misterioso avventuriero che caratterizzò il secolo dei Lumi. Taumaturgo, "amico dell'Umanità" oppure comune ciarlatano? Il quesito, finora, non ha avuto risposta certa: il mistero che da sempre avvolge le molteplici attività svolte da Cagliostro (il suo vero nome era Giuseppe Balsamo), contribuisce a tenere vivo l'interesse su du lui. Nato a Palermo nel 1743, visse di espedienti durante la gioventù, divenendo un personaggio di spicco negli ambienti massonici dell'epoca. La sua fama di alchimista e guaritore raggiunse le corti più importanti d'Europa dove gli fu possibile stringere amicizie con personaggi di spicco: alla corte di Versaille conobbe il potentissimo cardinale di Rohan che lo coinvolse nel misterioso affaire du collier, un complotto che diffamò la regina Maria Antonietta e aprì la strada alla rivoluzione francese.

 

Sfidò apertamente la Chiesa fondando a Londra una loggia di Rito egiziano e assumendo il titolo di "Gran Cofto". Il Sant'Uffizio non tardò a colpirlo emettendo una condanna a morte per eresia e attività sediziose. La pena fu commutata da papa Pio VI nel carcere a vita, da scontare nelle galere della fortezza di San Leo dove egli morirà il 26 agosto 1795, portando con se tutti i segreti di un'esistenza inquieta e avventurosa.

 

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