IV

IL TRAM A CAVALLI


   

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Quando la linea tranviaria venne portata sino a Piazza Cavour, un'altro dipendente dell'Azienda Tranviaria: "Antò de Catena", faceva lo stesso servizio in fondo al Corso Vittorio Emanuele, davanti al "Cantò Stronati", di fronte alla chiesa del Sacramento. Ai regolamentari squilli di tromba "Antò de Catena" faceva seguire: "stè atenti che 'riva i diauli!".

 

 

Due vetture "giardiniera" cioè nella versione estiva, sostano in Piazza delle Muse affollata da eleganti cittadini.

 

A tutti i capolinea, dato che non c'era un circuito di rotaie per girarsi, i conducenti erano costretti a staccare i cavalli da una parte per riattaccarli dall'altra e contemporaneamente a ribaltare tutti i sedili. I passeggeri come s'era già detto, erano numerosi ma spesse volte capitava che le carrozze uscissero dai binari: allora tutti dovevano uscire e aiutare a rimettere la vettura sui binari!.....

 

 

Una bella cartolina del Teatro delle Muse con il tram che ha girato i cavalli e i sedili ed è pronto alla partenza per la stazione.

 

Nella bella foto dell'Archivio ATMA (ora Conerobus) sono schierati gli uomini di fatica, i bigliettai, i conducenti e dirigenti del primo servizio del tramway a cavalli. Da notare come dal panciotto dei cocchieri sporgano catene con orologi a portata di mano per il rispetto assoluto dell'orario! "Il primo a sinistra sula piattaforma è Ribatti" il trombettiere. Intra i conducenti dele pariglie di cavali al tiro de le caroze, ogni matina c'era la corsa per capase i mejo, se capisce che ai ritardatari armanevane solo e sempre i broculi! Raconta Sanzio Blasi che un tale de nome Celeste Belelli deto 'Celestì de Melella', cunusceva bè tuti i cavali de l'Azienda e sapeva che la cavala storna de nome 'la Marchesina' era la mejo perchè inteligente e obediente. Quando qualc'altro cochiere jè faceva oservaziò che 'ntela pariglia sua c'era sempre 'la Marchesina', Celestì jè dava subito la spiegaziò: oh, amicu del zole, ma c'el sai te che tuti i giorni cargo la sveja mez'ora avanti pe piala prima che me la pine j altri?!"

 

 

Il personale del tram a cavalli al completo posa per il fotografo.

 

Come s'era già detto il Comune affidò all'Ing. Marotti la concessione del servizio tranviario nonché la costruzione di uno stabilimento balneario. Per quest'ultimo l'Ing. Marotti ebbe particolare cura realizzando uno stabilimento degno delle migliori località di mare. Innanzitutto fu costruito un bel fabbricato in muratura sulla terraferma, poi un padiglione e cento cabine su palafitte in mare. Nel fabbricato c'erano i servizi e la Direzione Sanitaria affidata all'esimio Dott. Onorevole Mario Panizza, professore dell'Università di Roma; qui esisteva anche un locale attrezzato per la nebulizzazione dell'acqua di mare in cui venivano introdotti i clienti affetti da deficienze broncopolmonari, oggi si chiama aerosolterapia!

 

 

Una vettura sta percorrendo il tratto finale del Corso Vittorio Emanuele completamente lastricato; sulla tabella del tram l'indicazione del percorso: Piazza Cavour - Barriera Castelfidardo, nome che aveva la cinta daziaria al Piano S. Lazzaro.

 

 

Una foto panoramica del quartiere Archi e della zona balnearia con i Bagni Marotti e Marinelli; sullo sfondo l'interramento della Stazione e dei servizi sta avanzando sul mare.

 

 

Le cabine dello Stabilimento Marotti viste dal mare; ogni cabina era servita da una scala che permettava la discesa verso l'acqua dove i bagnanti si immergevano senza allontanarsi dalle palafitte.

 

Lo stabilimento vero e proprio era di cento cabine in legno e di un padiglione centrale coperto ove erano sempre pronti i tavoli per imbandigioni di cui si ricorda l'eccelente servizio. I frequentatori erano numerosi e d'ambo i sessi, ma le cabine e lo specchio di mare erano separati: "le feminice de qua, i maschieti de là!". A cento metri da Marotti, verso la stazione, c'era un'altro stabilimento balneario di proprietà di Marinelli, abbastanza grande, anche questo con cabine sul mare, era un po' meno lussuoso ma molto noto per il suo "brodeto de pesce". Pare che c'era chi andava prima a bagnarsi al Marotti, poi a pranzo da Marinelli! Alla fine del secolo i due stabilimenti sparirono, inghiottiti dall'interramento effettuato dalle Ferrovie per l'ampliamento dello scalo a cui restò il nome di Scalo Marotti.

 

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