URBISAGLIA Parte Prima


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Urbisaglia è un comune italiano di 2 501 abitanti della provincia di Macerata nelle Marche. Il nome della città deriva da quello dell'antica città romana di Urbs Salvia.
Urbisaglia sorge sul Colle di San Biagio, delimitato ad Ovest dalla valle del torrente Entogge e ad Est da quella del fiume Fiastra. Il clima è temperato con inverni non molto freddi ed estati non molto calde.
Città della Regio V Picenum, Urbs Salvia nacque come colonia nel II secolo a.C. Ampiamente ricostruita tra l'età augustea e quella tiberiana (inizio I secolo d.C.), in base ad un preciso progetto di monumentalizzazione della città, la sua decadenza iniziò al passaggio delle truppe di Alarico nel 408-409 d.C.
Una testimonianza della situazione in cui versava Urbisaglia nel corso del VI secolo ci giunge da Procopio di Cesarea che, nella "Guerra Gotica", descrive il misero stato della città.

 
 

Il Municipio con la torre dell'orologio

   
     

 

Nei secoli successivi gli abitanti di Urbs Salvia, che si rifugiarono gradualmente sulla sommità della collina, diedero origine al Castro de Orbesallia.
Nel XII secolo nei pressi di Urbisaglia sorse un importante polo religioso, economico e culturale, l'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, che esercitò una forte influenza su tutta la Valle del Fiastra e sui territori circostanti.
Dal XII all'inizio del XIV secolo Urbisaglia fu dominata dalla famiglia Abbracciamonte che, in varie riprese, finì per cedere a Tolentino i diritti sul castello di Urbisaglia; in particolare, l'ultima cessione, ad opera di Fidesmido di Pietro, avvenne nel 1303: Tolentino divenne così unico e assoluto proprietario di Urbisaglia, designandone il podestà e insediando nel castello una guarnigione militare per prevenire le rivolte della cittadinanza insofferente al suo potere.

 
   

Anfiteatro Romano

     

 

Dopo la signoria di Francesco Sforza (1433 – 1443), durante la quale il potere fu esercitato da Elena Tomacelli (nipote di papa Bonifacio IX e moglie di Taliano Furlano, capitano di ventura dello Sforza), Urbisaglia tornò sotto il dominio di Tolentino, che chiedeva insistentemente al papato la possibilità di costruire una rocca per scoraggiare eventuali ribellioni. Il permesso di costruire la Rocca di Urbisaglia fu concesso a Tolentino nel 1497 da papa Alessandro VI; nel 1507 Tolentino vi insediò una guarnigione di 12 uomini a presidiarla.
Nel 1564 gli Urbisalviensi presentarono una petizione a papa Pio IV, chiedendo l'autonomia da Tolentino. L'esito della spedizione fu positivo, ma la morte del papa bloccò la liberazione, che avvenne quindi sotto il pontificato di Pio V il 9 agosto del 1569, quando la città fu posta definitivamente alle dirette dipendenze della Santa Sede.

 

 

Durante il periodo di governo pontificio vennero effettuati i primi scavi della città romana, mentre dopo l'unità d'Italia si crearono le condizioni per un migliore livello di vita della popolazione grazie allo sviluppo industriale, che vide la nascita di una filanda, un calzificio, un saponificio, ecc.
Con i lasciti dei benefattori Angelo Buccolini, Innocenzo Petrini e del marchese Alessandro Giannelli, il paese si dotò di un asilo infantile, di un ospedale, di un ospizio per anziani e di un Monte di Pietà.
Durante il periodo fascista al toponimo Urbisaglia venne aggiunto il nome "Bonservizi", in memoria dell'urbisalviense Nicola Bonservizi giornalista del Popolo d'Italia e fondatore dei Fasci di Parigi, assassinato nella capitale francese nel 1924 da un anarchico. Negli anni della seconda guerra mondiale, Urbisaglia fu sede di un campo di internamento ubicato nel Palazzo Giustiniani Bandini adiacente all'Abbazia di Fiastra. Oggi il paese conta più di 2700 abitanti che si dedicano, principalmente a lavori agricoli, artigianali, all'industria siderurgica, energetica e dell'abbigliamento.

 

Collegiata di San Lorenzo

   
     

 

Costruita tra il 1790 ed il 1812, la chiesa è a pianta centrale ottagonale con cappelline radiali. All'interno troviamo 8 grandi colonne innalzate su basamento che sorreggono archi a tutto sesto sui quali si innesta la finta cupola. L'abside venne affrescato agli inizi del Novecento da Ciro Pavisa con cinque episodi della vita di San Lorenzo. Gli affreschi sono, da sinistra: Guarigione degli ammalati ("Diede la vista ai ciechi"), I Tesori della Chiesa ("Questi sono i testori della Chiesa"), Il supplizio sulla graticola ("Sulla graticola non negò Dio"), Arresto di Sisto II ("Dove vai, padre, senza il figlio?"), Esercizio del Ministero ("Sbrigati a battezzarmi").
Di notevole interesse, nella prima cappella a destra dell'ingresso, il Trittico di Stefano Folchetti di San Ginesio datato 1507. Esso rappresenta al centro lo sposalizio mistico di S.Caterina d'Alessandria con Gesù e, ai lati, San Lorenzo martire e San Pietro apostolo. Sulla predella sono raffigurati i dodici apostoli con al centro la figura del Cristo.

 

Nel pilastro laterale sinistro le figure di San Sebastiano, San Francesco d'Assisi e San Nicola da Tolentino. Nel pilastro laterale destro San Rocco, Sant'Agata e Santa Apollonia.Nei semipennacchi è raffigurata l'Annunciazione. Nella seconda cappella a destra dall'ingresso l'altare del Sacro Cuore, la cui effigie, molto venerata dagli urbisagliesi, fu portata in processione nell'aprile del 1893 per invocare la pioggia dopo un lungo periodo di siccità. Secondo la devozione la richiesta venne esaudita e da allora, ogni 28 aprile, si celebra ad Urbisaglia la festa votiva del Sacro Cuore.

 

Ai lati del Sacro Cuore altri due affreschi del Pavisa: la Crocifissione e l'Ultima Cena. Nella seconda cappella a sinistra dall'ingresso, la Vergine del Rosario, opera che imita la Madonna del Rosario di Lorenzo Lotto conservata a Cingoli nella chiesa di San Domenico. La tela, datata 1577, raffigura la Madonna in trono con il Bambino, circondata dalla rappresentazione dei 15 misteri del Santo Rosario, legati fra loro da una corona. La tela conservata sulla sinistra della stessa cappella rappresenta la Madonna circondata dai santi patroni di Urbisaglia: papa San Pio V, San Lorenzo martire, San Giorgio e San Marone. L'organo è opera del celebre organaro veneziano Gaetano Callido, costruito nel 1792 (op. 303) per la Chiesa di San Filippo di Macerata e qui trasportato nel 1811 ca.l'organo è stato restaurato nel 1990 dall'Arte Organaria di Girotto Alessandro completato delle parti mancanti, quali i pomelli spariti dopo la manomissione di Buroni di Osimo, infine ripulito e accordato.

 

 

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